Soup immersion

Lungo lo splendido lungomare di Livorno appare un cartello informativo che, dal mio punto di vista, ha del meraviglioso, quella sorta di umorismo involontario che vale la pena fermarsi a gustare. Il cartello, in più lingue, ci guida lungo il ‘percorso immerso nel verde’, che in inglese si trasforma in un apprezzabilissimo ‘path immersed in vegetables’.
Tralasciando il dettaglio che ‘immerse’ poco si usa per ciò che non è liquido o ciò che non è astratto (immersed in thought), il fatto che il sentiero si immerga nella verdura mi fa rotolare per terra. Mi immagino un sentiero che si dirige dritto dritto verso un pentolone di zuppa, e mi vengono in mente i selvaggi che cuociono gli esploratori nel calderone ‘[…] nella pentola a pressiòn, con fagiolini, carotine e peperòn’.
E rido, ah si, mi viene da ridere finché non mi viene in mente che c’è stato un sedicente traduttore a cui la regione Toscana o il comune di Livorno o la sovraintendenza al turismo o chi per loro – insomma un qualche ente che non è il macellaio sottocasa – ha commissionato il lavoro. Mi viene in mente il traduttore che non sa bene come si potrebbe dire ‘il verde’ nella sua accezione di ‘spazio ricco di piante, arbusti o prati’, e allora gli viene in mente che ‘vegetables’ sarà pur meglio di ‘green’.

Così, tralasciando qualsiasi controllo (l’amico inglese di tua figlia? l’insegnante madrelingua del tuo collega di scrivania?), sono quasi sempre le aziende pubbliche a fare strafalcioni memorabili. E non credo sia una questione di risparmio, credo sia proprio la forma mentis, il vabenecosìchecicapiamo, l’amico dell’amico che sa l’inglese.

Cose così, che mischiate fanno un ottimo minestrone.